La micizia
Romanzo con i baffi e con la coda

La Micizia è il secondo volume della saga di Tapie e Grande Nero. Nuove avventure attendono i teneri e arditi gatti della montagna, che ora vivono sotto la protezione della ansiosa e amorevole Anteria.

Dopo un violento temporale Grande Nero sparisce. Si allontanò di alcuni metri (daAnteria), poi si voltò a guardarla e si scrollò, lanciando spruzzi d’acqua intorno a sé. C’era nel suo sguardo e nel suo piccolo corpo vibrante una felicità consapevole e  insieme una determinata volontà di potere, che lo inducevano a dimenticare la sua fragilità. Anteria si disse che quella doveva essere l’essenza della felinità e seguì con lo sguardo triste e ammirato Grande Nero, che si allontanava velocemente da lei lungo la strada della segheria, pensando che era sicuramente un gatto di alto rango, uno di quelli che nascono per essere capi.

Anche il rosso Sputnik, detto Poutzo, all’improvviso scompare. Anteria ne resta sconvolta. …si aggirò per il giardino nella tiepida, calma atmosfera di un tardo pomeriggio carico di profumi. Aveva le mani ghiacciate, l’ansia le toglieva il respiro.

Quale mistero si nasconde dietro la scomparsa di Poutzo e di Grande Nero? Nel minuscolo emporio del villaggio, che odora di pane fresco, di salumi, di insetticida e di giornali  appena stampati, si fa un gran parlare dei gatti di Anteria e di un vecchio montanaro con lunghi capelli grigi  e la barba bicorne ispida e unta, scorbutico e alcolizzato, che acchiappa i gatti e  li mangia e poi ne inchioda le pelli ad asciugare sulla porta di legno della sua capanna.

La serenità, già turbata, del villaggio è all’improvviso sconvolta da un crimine, e qui  i fili delle vicende umane e feline cominciano a  intrecciarsi sempre più strettamente.  In un meleto abbandonato, da sotto un mucchio di foglie appassite si levava un tenue richiamo olfattivo… Grande Nero prese a raspare alacremente… finalmente raggiunse l’oggetto che il suo naso gli aveva indicato: una pelle di colore rossiccio con i peli screziati di bianco sulle punte e quattro fori alle estremità… Grande Nero  la toccò più volte con un rapido colpetto a unghie retratte… la sfiorò con le vibrisse per studiare la direzione dei peli… decise che non poteva lasciare lì quella meraviglia... Dove conduce questa scoperta fatta da Grande Nero, durante il controllo esasperato del suo dominio?

la micizia

Nel frattempo Poutzo, che  era venuto a trovarsi molto lontano dalle sue montagne, si sentì immerso in un forte odore sconosciuto. Era un odore dell’aria. Poutzo annusò arricciando il naso, socchiudendo la bocca per afferrarlo anche col palato. Non era una fragranza ostile, era l’odore di un’altra vita, completamente diversa da quella che fino allora aveva vissuto.
Il gatto si inerpicò su per il pendio… davanti a lui si stendeva una massa immensa, che si muoveva pigramente, come l’erba di un prato sotto una brezza leggera. Ma la cosa più stupefacente era che la luna, piccola com’era, si scioglieva immensa su quella superficie in miriadi di scaglie d’argento, che si componevano e si disfacevano in un continuo dondolio.

Poutzo prosegue  la sua esplorazione e si ritrova sotto alti, profumati eucaliptus. Fra i tronchi spuntavano come funghi dimore non molto più grandi di cucce di cane, da cui gli umani entravano e uscivano, vestiti praticamente di nulla. Con l’aiuto di un cane fulvo,Poutzo incontra  uno studente in vacanza, nelle cui mani  si giocherà il suo destino.

Nel corso  del romanzo tra le persone feline e umane i rapporti si fanno via via più saldi e irrinunciabili, in un gioco di complicità e di inevitabili diversità, con una sottile, saltuaria linea di dolorosa incomunicabilità. Gli umani – tranne qualcuno, col cuore puro e  in immediato contatto con la natura – purtroppo non conoscono il linguaggio universale, che è patrimonio persino degli animali più semplici.

 

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